Blessagno ha un nuovo stemma

Blessagno è un piccolo comune (meno di 300 abitanti) della provincia di Como, ricco di storia, le cui prime menzioni risalgono a prima dell’anno 1000, ma che non si è mai dotato di uno stemma civico.

A mutare questa plurisecolare situazione l’attuale giunta guidata dal sindaco Piero Righetti, che nel mese di aprile del 2021, incaricò il dottor Carletto Genovese, componente dello staff di Araldica Civica di curare l’ideazione e la realizzazione degli emblemi civici di Blessagno, ovvero stemma, gonfalone e bandiera.

stemma
Disegno Carletto Genovese: lo stemma del Comune di Blessagno: Partito, al filetto ondato d’azzurro, posto sulla linea di partizione. Nel PRIMO, di rosso, alle due stelle d’argento, di cinque, poste in palo; nel SECONDO, di verde, al leone d’oro, armato, lampassato e allumato di rosso. (blasonatura ufficiale) Spiegazione e note: Il filetto ondato d’azzurro rievoca il fiume Intelvi nella cui vallata si trova il paese di Blessagno. Le due stelle d’argento messe in verticale su fondo di rosso alludono al paese e alla frazione di Lura. Nella seconda parte, su fondo di verde, il leone simboleggia la storia di Blessagno, riprendendo la figura del leone, che compariva già nelle armi dei feudatari del paese, i Marliani, i Rusca e gli Andreotti.

A tale scopo Genovese predispose una relazione storico-araldica in cui formulò diverse ipotesi per le insegne civiche di Blessagno, ipotesi poi sottoposte a consulta popolare attraverso il sito ufficiale del Comune, che individuò così la soluzione preferita, approvata poi formalmente all’unanimità dal consiglio comunale con delibera numero 15 del 14 giugno 2021, e quindi sottoposta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che con Decreto del Presidente della Repubblica datato 19 ottobre 2021 e trascritto nel Registro Araldico in data 11 novembre 2021 formalmente le concedeva.

gonfalone
Disegno Carletto Genovese: Gonfalone del Comune di Blessagno: Drappo di bianco, bordato di rosso, riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento. (descrizione ufficiale)

Scheda di approfondimento
L’araldica civica italiana

Stemma vuoto di comune

L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti.

Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica.

Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26.

Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato.

L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici:

1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno …

2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed
i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a
ciascuno spettante, come di seguito descritta:
a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e
uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati
e ricadenti all’infuori:

Corona di Provincia
b) comune insignito del titolo di città: corona turrita,
formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero:

Corona di città
c) comune: corona formata da un cerchio aperto da
quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro
sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte
(nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a
coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero:

Corona Comune

3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica.

4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le
bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città.

Gonfalone comunale

Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo.

Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali.

Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”.

I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011.

Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011
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bandiera
Disegno Carletto Genovese: Bandiera del Comune di Blessagno: drappo di bianco, bordato di rosso, caricato dallo stemma della Comune, recante la denominazione del Comune. L’asta sarà ornata dalla cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali. (descrizione ufficiale)
6 Giugno 2022
Raffaele Coppola

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