Presentato il progetto per il nuovo stemma comunale

Continua il percorso per dotare il neocostituito Comune di Barberino Tavernello di un proprio stemma civico, e così dopo un’attenta ricerca storica che ha permesso di individuare un’insegna utilizzata dalla stessa comunità secoli addietro, ora il Consiglio Comunale ha inoltrato il progetto del “nuovo” stemma all’Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per richiederne la concessione da parte del Presidente della Repubblica.

stemma antico barberino tavernelle
Lo stemma rinvenuto nella podesteria San Donato in Poggio: D’oro al leone di nero, tenente con la branca destra un giglio di Firenze di rosso, accompagnato nel canton sinistro del capo, da una crocetta, potenziata, del medesimo (blasonatura Centro Studi Araldici sulla base di quanto oggi appare)

A darne conto la stessa amministrazione comunale, con un comunicato stampa:

Se il ‘muro’ del Covid separa e allunga le distanze la plurisecolare storia di Barberino Tavarnelle avvicina e unisce attraverso il suo emblema araldico. Un unico stemma per il Comune di Barberino Tavarnelle che ha rinsaldato i nodi e i legami del patrimonio di identità locali, separati solo da una parentesi di oltre 100 anni. Barberino Tavarnelle torna, anche dal punto di vista iconografico, al suo originario assetto territoriale. Un’area collinare, quella che spaziava da San Donato in Poggio a Barberino Val d’Elsa, che sin dall’epoca medievale si raccontava e si esprimeva in un’unica vasta area, priva di confini amministrativi.
La proposta per lo stemma del Comune di Barberino Tavarnelle, rappresentazione basata su un’accurata indagine storico-documentaria, simbolo della nuova configurazione istituzionale, ha ottenuto il voto unanime del Consiglio comunale. E’ l’importante risultato politico che ha sancito uno dei primi passaggi volti alla definizione dello stemma che sarà ufficializzato dopo aver ottenuto la concessione da parte della Consulta araldica (sic), uno dei corpi consultivi dello Stato. Tutte le parti politiche del parlamentino di Barberino Tavarnelle, presieduto da Francesco Grandi, si sono espresse a favore della proposta che è stata preceduta da un lungo percorso di ricerca illustrato, in occasione della seduta consiliare online, dal team scientifico costituito dagli storici Giulio Cretti, Elisa Paoli e Paolo Pirillo.
“Oltre ad un doveroso ringraziamento agli esperti che hanno elaborato uno studio puntuale e utile non solo all’individuazione dello stemma ma all’arricchimento e alla ricostruzione storica del patrimonio culturale del nostro territorio – dichiara il presidente del Consiglio comunale Francesco Grandi – voglio esprimere grande soddisfazione per il lavoro appassionato del Consiglio comunale che su questo specifico tema ha fatto confluire le proprie posizioni trovando un comune denominatore, interessato esclusivamente al bene e al futuro della nostra comunità”. “Confronto, conoscenza, dialogo costruttivo sono i segni distintivi che caratterizzano questo importante passaggio – ha rimarcato Mauro Maioli di Progetto Futuro – siamo contenti del lavoro condiviso, apprezziamo la competenza e la professionalità degli storici che hanno scavato nel passato per riportare alla luce tutti gli elementi che consentono di mettere a fuoco le origini dello stemma e del nostro territorio”. “La ricerca di unità e dialogo è l’obiettivo che guida ogni nostra azione nel solco di quel processo epocale che ha visto protagoniste le nostre comunità, generatrici di un percorso che nel 2019 ha portato alla riunificazione degli ex comuni di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa – commenta Giannino Pastori del Centro Sinistra Barberino Tavarnelle – lo stemma unico è una naturale conseguenza di questo cammino culturale che oggi più che mai, a causa della pandemia, ha bisogno di superare barriere ed esprimere vicinanza al prossimo”.
“La storia di Barberino Tavarnelle continua e scrive una nuova pagina di unità e vita insieme – conclude il sindaco David Baroncelli – e lo fa grazie alle donne e agli uomini del nostro presente, non posso che essere profondamente grato al Consiglio comunale, a tutte le forze politiche che lo compongono, Centro Sinistra Barberino Tavarnelle e Progetto Futuro, per l’attenzione, la sensibilità, la serietà con le quali i gruppi e le commissioni consiliari si sono impegnati nella costruzione di questo nuovo tassello destinato a caratterizzare permanentemente la nostra identità araldica, credo sia uno dei risultati più significativi del mio mandato che dedico alla nostra comunità, l’indagine degli studiosi ha un rilievo tale che sarà al centro di un programma di eventi espositivi e pubblicazioni, volto a coinvolgere la cittadinanza sull’intero percorso effettuato”. La proposta del nuovo stemma è stata inviata alla Consulta araldica (sic) che istruirà l’istanza per la concessione del nuovo emblema araldico di Barberino Tavarnelle. L’esito della pratica è atteso per la primavera.
Partendo dai decenni successivi alla caduta di Semifonte (1202), gli storici hanno ripercorso le tappe principali delle vicende del territorio istituzionale di San Donato in Poggio e Barberino Val d’Elsa, conosciuto almeno dai primi del secolo XIV mentre l’abitato di Tavarnelle, noto dall’VIII secolo D.C., si sarebbe sviluppato soltanto alla fine dell’Età moderna. La scelta di procedere a un’indagine su un così lungo periodo è motivata dalla presenza di una prima testimonianza iconografica del leone sandonatino e barberinese della seconda metà del secolo XV visibile nel Palazzo vicariale certaldese.


Scheda di approfondimento
L’araldica civica italiana

Stemma vuoto di comune

L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti.

Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica.

Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26.

Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato.

L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici:

1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno …

2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed
i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a
ciascuno spettante, come di seguito descritta:
a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e
uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati
e ricadenti all’infuori:

Corona di Provincia
b) comune insignito del titolo di città: corona turrita,
formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero:

Corona di città
c) comune: corona formata da un cerchio aperto da
quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro
sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte
(nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a
coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero:

Corona Comune

3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica.

4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le
bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città.

Gonfalone comunale

Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo.

Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali.

Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”.

I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011.

Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011
.

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David Baroncelli
David Baroncelli, sindaco di Barberino Tavernelle, ritratto nella Podesteria San Donato in Poggio dinnanzi l’antico stemma della comunità
20 Gennaio 2022
Giovanni Moneta

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