Enciclopedia araldica online

Dopo l’annuncio dello scorso autunno, ieri è stato formalmente lanciato il nuovo progetto di Marco Pilla, dedicato alla nobiltà e, tramite essa, all’araldica.

È online la prima enciclopedia araldica digitale interamente dedicata alla nobiltà contemporanea – si legge nel comunicato stampa diffuso per presentare l’iniziativa – , uno strumento senza precedenti pensato per raccogliere, studiare e valorizzare l’araldica delle casate nobiliari viventi, in Italia e all’estero.

Ideatore e curatore dell’opera – continua la nota stampa – è il Maestro Araldico Marco Pilla, riconosciuto esperto del settore e figura di riferimento nel panorama araldico moderno. L’enciclopedia, disponibile gratuitamente online, offre schede araldiche complete, riproduzioni grafiche degli stemmi, note storiche e genealogiche, oltre a criteri araldici aggiornati secondo gli standard internazionali“.

La nobiltà contemporanea continua a rappresentare un patrimonio culturale e identitario di grande valore. Quest’opera nasce per preservarne i simboli e renderli accessibili a studiosi, famiglie e istituzioni” le parole di Pilla riportate nel comunicato.

Il progetto è pensato come un’opera aperta e in costante aggiornamento, con il contributo di studiosi, archivisti, storici e famiglie nobili che desiderano documentare e condividere il proprio patrimonio araldico” conclude il comunicato.

L’enciclopedia è già consultabile consultabile all’indirizzo Nobiltà Contemporanea e Arte


Disambigua
Nobiltà e titoli nobiliari in Italia

Con l’avvento della Repubblica in Italia, la rilevanza pubblica dello status nobiliare e dei titoli nobiliari italiani, sono sostanzialmente venuti meno, sebbene sia necessario distinguere fra stato nobiliare e titolo nobiliare di un individuo o di un casato.

Tale distinzione è rilevante sia sotto il profilo storico che giuridico, poichè di norma i diversi ordinamenti nobiliari del Regno d’Italia, degli stati preunitari, e degli stati esteri, hanno sempre riconosciuto insita nell’individuo o nel casato la nobiltà, che l’autorità pubblica può o poteva riconoscere, ma non conferire, in quanto stato proprio della persona, indipendente dalla volontà altrui (come dire che un individuo è onesto, e lo è a prescindere da qualunque riconoscimento pubblico o privato che sia, e all’inverso non può diventare onesto unicamente perchè venga dichiarato tale da una qualunque autorità); al contrario il titolo nobiliare è o era di norma frutto di una concessione sovrana, in quanto legato all’affidamento di una determinata funzione o di un determinato incarico, oppure manifestazione pubblica di una benemerenza comunque concessa dall’autorità sovrana. Va da sé che se comunque un sovrano riconosce o ha riconosciuto come nobile un individuo indegno, può risultare alquanto complicato contestare tale riconoscimento.

In Italia però l’avvento della Repubblica ha portato anche alla redazione di una nuova Costituzione che nella sua “XIV disposizione transitoria”, recita:
I titoli nobiliari non sono riconosciuti.
I predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922, valgono come parte del nome
.

La legge regola la soppressione della Consulta araldica
(XIV disposizione transitoria della Costituzione Italiana, comma 1- 2, e 4).

Dunque dall’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana (1° gennaio 1948) per l’Italia i titoli nobiliari hanno perso qualunque rilevanza pubblica; si badi bene, non sono vietati, semplicemente non sono riconosciuti, cioè non sono tutelati nè disciplinati, sono giuridicamente irrilevanti. Ne consegue che sotto il profilo giuridico ogni italiano può lecitamente autoattribuirsi qualunque titolo nobiliare desideri, senza incorrere in alcun reato, salvo eventualmente coprirsi di ridicolo. L’unica forma di tutela che permane è quella relativa ai “predicati nobiliari” (esempio: Rossi di Vallelupa), che a determinate condizioni possono essere riconosciuti e divenire parte del cognome (cosiddetta cognomizzazione).

Da notare che però la “disposizione” costituzionale non menziona lo status nobiliare, lasciando qualche incertezza interpretativa, infatti non essendo menzionato, non si può dire venga negato, e formalmente – a differenza di quanto accaduto per i titoli nobiliari – non viene neppure indicato esplicitamente come irrilevante; ed anche la rivendicazione dell’uguaglianza fra tutti i cittadini italiani non risulta conflittuale con la status nobiliare di un individuo o di un casato, laddove tale status non origini discriminazione di trattamento di alcun tipo e in alcun ambito, come in effetti è oggi. In tale quadro vi è chi sostiene che lo status nobiliare individuale e familiare possa essere tutt’oggi oggetto di riconoscimento e tutela pubblica, soprattutto nei casi di individui (ormai pochi) o casati, che già erano stati riconosciuti come nobili dallo Stato (sebbene nella precedente forma del Regno), tanto più che l’organo pubblico chiamato a gestire tali riconoscimenti (la Consulta Araldica menzionata nella citata XIV disposizione provvisoria della Costituzione Italiana) a tutt’oggi non risulta formalmente soppressa, ma solo non più rinnovata.
.

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20 Maggio 2025
Redazione

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