Lo stemma di monsignor Checchinato

Lo scorso 10 dicembre il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano S.E. Mons. Giovanni Checchinato, finora Vescovo di San Severo.

S.E. Mons. Giovanni Checchinato è nato il 20 agosto 1957 a Latina, nella Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno. Ha frequentato il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni e l’Accademia Alfonsiana di Roma. Dopo aver conseguito il Dottorato presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ha seguito un corso di perfezionamento in Bioetica presso l’Università La Sapienza di Roma. È stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1981, incardinandosi nell’allora Diocesi di Terracina-Latina. Il 13 gennaio 2017 è stato nominato Vescovo di San Severo ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 23 aprile successivo.

Ha svolto i seguenti incarichi: Vicario nella Parrocchia di San Francesco d’Assisi in Cisterna di Latina (1981-1988); Insegnante presso l’Istituto di Scienze religiose Paolo VI di Latina e presso il Seminario Regionale di Anagni (1983-1991); Assistente dell’Azione Cattolica Ragazzi (1981-1986); Parroco della Parrocchia San Pio X in Borgo Isonzo di Latina (1988-1992); Assistente dell’Azione Cattolica Settore Adulti e Famiglie (1989-1994); Direttore dell’Ufficio di Pastorale Familiare, Co-Fondatore e Consulente Etico del Consultorio Diocesano Crescere insieme (1989-2005); Arciprete Parroco della Parrocchia di San Cesareo, Concattedrale di Terracina (1992-2005); Rettore del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni (2005-2015); Parroco della Parrocchia di Santi Pietro e Paolo di Latina (2015-2016); Parroco di Santa Rita di Latina (2016-2017). In seno alla Conferenza Episcopale Italiana, è Membro della Commissione Episcopale per le Migrazioni. Nella Conferenza Episcopale Pugliese presiede la Commissione per il servizio della carità e della salute.

Nel suo nuovo incarico pastorale monsignor Checchinato, continuerà a far uso dell’emblema araldico adottato nel 2017 in occasione della sua ordinazione episcopale, e che è così presentato:

Esegesi araldica dello Stemma Episcopale
dell’Arcivescovo Metropolita

L’araldica dello stemma presenta anzitutto l’immagine del sole: «Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79).  Cristo, luce del mondo, è il sole di giustizia e di verità che rischiara il mondo e ne rivela il suo orientamento al Padre. È la grazia che salva e rende feconda ogni esistenza. Egli è la luce degli uomini, colui che apre gli occhi ai ciechi (cf. Is 42,6s; 49,6; Gv 9) e manifesta ai fratelli l’amore di Dio. È colui che vince la morte – ogni morte – e dona a tutti la pace messianica.
«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). La sua Parola è la luce che illumina i cuori, la verità che rende liberi. È, infatti, il Figlio che rivela l’identità nostra come figli di Dio, liberandoci dalla menzogna che ci rende schiavi di una falsa immagine di Lui e di noi. Questa verità è la grazia di Dio incarnata nella nostra esistenza, che nutre e trasfigura la vita e i luoghi che abitiamo. 
La presenza della stella è il segno della devozione verso la Madonna del Soccorso, Patrona della Diocesi di San Severo, e verso la Madonna del Pilerio, Patrona dell’Arcidiocesi di Cosenza – Bisignano; ricordando la celebre espressione di S. Bernardo, «guarda la stella, invoca Maria», la “stella che annuncia il sole di giustizia” (inno akatistos), la Vergine Maria, è icona della Chiesa, chiamata dal Vangelo ad essere «sale della terra e luce del mondo» (Mt 5, 11-12).
Le tre spighe rappresentano poi il mistero della Trinità. E’ un riferimento alla vita divina che germoglia in ciascuno di noi in virtù del battesimo (richiamato dall’argento nella punta dello scudo), lì dove per grazia di Dio siamo chiamati a vivere e a portare frutto.​
Il verde e l’argento nella punta dello scudo ricordano l’Agro Pontino, luogo di nascita e del ministero presbiterale del vescovo Giovanni; come la bonifica ha reso fertile la pianura a sud di Roma, così la grazia di Dio redime e ridona nuova vita a tutti coloro che l’accolgono con disponibilità.
L’idea e la realizzazione è stata curata dal grafico araldista Giuseppe Quattrociocchi.


Scheda di approfondimento
L’araldica ecclesiastica

L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare.

Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono:

La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone.

Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi.

Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica:
> rosso per i cardinali;
> verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi;
> paonazzo per i monsignori;
> nero per i presbiteri.

Il numero di nappe per lato indica:
> 15 nappe rosse per i cardinali;
> 15 nappe verdi per patriarchi e primati;
> 10 nappe verdi arcivescovi;
> 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati;
> 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità;
> 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate;
> 3 nappe parroco;
> 1 nappa presbitero.

Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale.

La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere:
> semplice cioè ad una traversa per i vescovi
> doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi.

Stemma papale base
Impostazione classica di un stemma papale
Stemma cardinalizio base
Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo
Stemma arcivescovile base
Impostazione classica di uno stemma arcivescovile

Stemma vescovile base
Impostazione classica di uno stemma vescovile

Stemma di vicario base
Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale

Stemma di parroco base
Impostazione classica di uno stemma di un parroco

Stemma di sacerdote base
Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote


Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche.

I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile).
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Lo stemma di monsignor Giovanni Checchinato: “D’azzurro, a tre spighe impugnate, d’oro, nutrite nella campagna, spaccata ondata, di verde e d’argento, il tutto accompagnato nel canton destro del capo da un’ombra di sole di 32 raggi, e nel canton sinistro da una stella (8), il tutto del secondo” (blasonatura Centro Studi Araldici)
30 Gennaio 2023
Raffaele Coppola

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