Lo stemma di monsignor Rega
Lo scorso 10 dicembre il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea presentata da S.E. Mons. Leonardo Bonanno, e contestualmente ha nominato vescovo della medesima diocesi il Rev.do Mons. Stefano Rega, del clero della Diocesi di Aversa, parroco e direttore del Centro Diocesano Vocazioni.
S.E. Mons. Stefano Rega è nato il 30 dicembre 1968 a Villaricca in provincia di Napoli. Ha frequentato il Seminario Maggiore Arcivescovile di Napoli e la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, conseguendo la Licenza in Teologia Dogmatica, ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1993.
Fra gli incarichi pastorali ricoperti si ricordano quelli di rettore del Seminario Diocesano di Aversa, membro del Consiglio Presbiterale Diocesano e del Collegio dei Consultori, e direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Vocazionale. Dal 2017 è parroco della Parrocchia San Nicola di Bari a Giugliano in Campania.
In attesa dell’ordinazione episcopale, prevista per il prossimo 13 febbraio, il nuovo vescovo eletto di Argentano-Scalea, ha già presentato la propria insegna araldica:
Il motto
Il motto scelto dal Vescovo Stefano Rega, nel suo insieme, vuol essere un invito ed un impegno a vivere nella comunità diocesana una pastorale che metta al centro il “dono di sé”. La frase evangelica, tratta dal Vangelo di Marco, è centrale nella scena in cui Gesù invita i discepoli alla corresponsabilità, al coinvolgimento personale nella compassione e nella condivisione del pane che Lui ha moltiplicato per sfamare la folla accorsa per ascoltarlo.
Nel brano biblico l’invito di Gesù ai discepoli assume un duplice significato: offrire le proprie mani per distribuire il pane moltiplicato e, allo stesso tempo, farsi “loro stessi” pane per nutrire la fame di vita e di senso della gente. I nostri doni (“Cinque pani e due pesci” [Mc 6,38]) sono nulla in confronto alla fame e ai bisogni della gente ma, se condivisi e posti nelle mani di Gesù, producono il miracolo: “tutti mangiarono a sazietà” (Mc 6,42).
Lo stemma
Il motto è declinato graficamente nello stemma suddiviso in due riquadri, che richiamano unitamente sia alcuni aspetti significativi della vita personale del Vescovo che il suo orientamento pastorale nel ministero episcopale che gli è affidato.
1. Il riquadro principale, su sfondo “giallo oro”, richiama la fede e la regalità di Cristo. Esso è composto da diversi elementi significativi combinati tra loro.
Il pellicano, che per i propri piccoli si lacera il petto e li nutre con il proprio sangue, è figura di Cristo nell’atto di dare la vita per noi, offrendo il suo Corpo e il suo Sangue sulla croce. Esprime il desiderio del vescovo di vivere la “carità pastorale” nel segno della paternità che nutre la vita dei figli.
Il pellicano è collocato tra le onde del mare e una stella ad otto punte. La tradizione della Chiesa riconosce in entrambi la Vergine Maria, stella del mare.
Anche il numero dei raggi della stella non è casuale: l’“otto” richiama le Beatitudini, carta programmatica di un’autentica vita cristiana, di cui Maria è modello per la Chiesa in cammino, come indica la Lumen Gentium al cap. VIII.
Accanto al riferimento a Maria, il mare e la stella esprimono teologicamente il cammino che la Parola di Dio propone a ciascuno.
Il mare, infatti, nella tradizione biblica ha un significato ambivalente: rappresenta gli orizzonti vasti della missione, ma anche le sfide e le insidie che deve affrontare l’evangelizzatore.
La stella, nel buio della notte, è punto di riferimento per il pellegrino e il navigante, orientando il loro procedere verso la meta o il porto sicuro. La Parola, “lampada per i passi, luce sul cammino” (Cf Sal 119, 105), è la stella a cui guardare per aprire nuovi cammini pastorali e attraversare le sfide dell’evangelizzazione.
2. Nel riquadro in basso, sono collocati due segni, la palma e la pietra, che si riferiscono a Santo Stefano protomartire, di cui il vescovo porta il nome. Essi poggiano sullo sfondo rosso, che è il colore della carità, dell’amore e del sangue.
La palma d’oro, posta in alto, è simbolo di coloro che, attraverso il martirio, condividono la regalità di Cristo. Affidare il proprio ministero episcopale all’intercessione di Santo Stefano, esprime il desiderio e l’impegno di aderire fermamente a Cristo, di proclamare la fede in Lui morto e risorto con franchezza evangelica e di essere strumento di misericordia per i fratelli (At 7,60) nella costruzione del Regno di Dio. La testimonianza di Stefano, che di fronte agli uomini che lo ingiuriavano e lo accusavano, volse lo sguardo al cielo (cf At 7,55), è un invito costante a fissare lo sguardo sull’invisibile (2Cor 4,18), sull’“oltre” di Dio, a contemplare la realtà con i Suoi occhi, a guardare a Lui per essere raggianti (Sal 34,6).
La pietra, collocata in basso, è lo strumento con cui il diacono Stefano fu lapidato per aver confessato la sua adesione a Cristo (Cf At 7,58) e rimanda alla pietra sepolcrale, sbalzata via nella resurrezione di Gesù (Mc 16,4; Lc 24,2), segno inequivocabile di speranza. La pietra evoca, inoltre, altre immagini e funzioni: essa può essere utilizzata per edificare case, costruire ponti, sostenere edifici. In tal senso, collocata nello stemma rimanda al desiderio e all’impegno del vescovo di “riparare la casa” di Dio che è la Chiesa (cf 1Pt 2,5), di essere costruttore di fraternità, aiutando ciascun fedele a riscoprire e vivere la propria vocazione battesimale. In un “cammino insieme”, che coinvolga anche le istituzioni e la società civile, nel costruire ponti di dialogo che promuovano la giustizia, la concordia sociale, l’attenzione agli ultimi e il rispetto della casa comune.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. ![]() Impostazione classica di un stemma papale ![]() Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo ![]() Impostazione classica di uno stemma arcivescovile ![]() Impostazione classica di uno stemma vescovile ![]() Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale ![]() Impostazione classica di uno stemma di un parroco ![]() Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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