Presentazione dello stemma di monsignor Palmieri
Lo scorso 2 maggio il papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto presentata da S.E. Mons. Carlo Bresciani.
Il Santo Padre ha nominato vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto S.E. Mons. Gianpiero Palmieri, Arcivescovo-Vescovo di Ascoli Piceno, unendo le due Sedi in persona Episcopi.
S.E. Mons. Gianpiero Palmieri è nato il 22 marzo 1966 a Taranto, nell’omonima provincia ed arcidiocesi. Ha frequentato il Pontificio Seminario Romano Minore e si è poi formato nell’Almo Collegio Capranica a Roma. È stato ordinato presbitero il 19 settembre 1992 per la Diocesi di Roma e ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice-Rettore del Pontificio Seminario Romano Minore (1992-1997); Vice Assistente Ecclesiastico diocesano dell’Azione Cattolica Italiana (1992-1999); Addetto del Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e Catechesi del Vicariato di Roma (1996-1997); Vicario Parrocchiale dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela (1997-1999) e di San Frumenzio (1999-2004); Rappresentante dei Vicari Parrocchiali del Settore Nord nel Consiglio Presbiterale (2003-2005); Parroco di San Frumenzio (2004-2016); Prefetto della IX Prefettura (2007-2010); Rappresentante dei Parroci del Settore Nord nel Consiglio Presbiterale (2011-2017); Parroco (2016-2018) e Amministratore Parrocchiale (2018) di San Gregorio Magno; Incaricato del Servizio per la Formazione Permanente del Clero (2017-2018). Nominato Vescovo titolare di Idassa ed Ausiliare della Diocesi di Roma il 18 maggio 2018, è stato ordinato Vescovo il 24 giugno 2018. Il 19 settembre 2020 è stato nominato Arcivescovo Vicegerente di Roma. Il 29 ottobre 2021 è stato trasferito alla Diocesi di Ascoli Piceno. In seno alla Conferenza Episcopale Italiana è Vice Presidente dal 2023 e Membro della Presidenza della Caritas. Nella Conferenza Episcopale Marchigiana è Vescovo delegato per i problemi sociali e il lavoro e delegato per la carità.
Il presule nel nuovo incarico continuerà ad utilizzare l’insegna araldica adottata in occasione della sua ordinazione episcopale, che è blasonata: “D’oro, allo scaglione di rosso caricato di tre casette d’argento, aperte e finestrate, di due pezzi di nero, accompagnato da una colomba volante del terzo, recante nel becco un ramoscello d’ulivo di verde, in punta“.
Per la sua insegna araldica monsignor Palmieri aveva anche già fornito un’esegesi, che di seguito riportiamo:
“Lo scaglione (chiamato anche capriolo) è una figura araldica composta di una sbarra e di una banda che si uniscono ad angolo, verso il capo; rappresentava, in antichità, la capriata che sosteneva il tetto dell’edifìcio sotto cui si radunava la collettività del villaggio e per noi cristiani questo edificio è la chiesa.
Esso è in rosso, il colore dell’amore, l’amore assoluto del Padre misericordioso che invia il proprio Figlio a versare il Suo sangue per noi, per la nostra redenzione.
Mons. Palmieri è originario di Camerino ed ha voluto porre nel suo stemma un riferimento a questa città; le tre casette che appaiono sullo scaglione sono le stesse che figurano nello stemma comunale di Camerino e identificano i tre sobborghi (i terzieri di Sossanta, Di Mezzo e Muralto) che compongono il centro cittadino.
Le due comunità di cui mons. Palmieri è stato parroco e che hanno plasmato.
Il suo sacerdozio sono la parrocchia di san Frumenzio prima e quella di san Gregorio Magno.
Nell’iconografia classica, san Gregorio Magno è spesso rappresentato con una colomba sulla spalla: lo Spirito che gli suggerisce all’orecchio le cose da dire mentre san Frumenzio, evangelizzatore e primo vescovo del regno di Axum, è chiamato dai fedeli del corno d’Africa Abuna Salama, cioè padre della pace. Ecco quindi la ragione della colomba della pace posta sotto lo scaglione; inoltre, si tratta di una figura che campeggia nello stemma di Papa Pacelli, Pio XII, un’immagine che appare diffusamente negli ambienti del Collegio Capranica, di cui mons. Palmieri è stato alunno.
Il campo dello scudo è in oro, il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima delle virtù, la fede; infatti è grazie alla fede che possiamo affidarci totalmente all’amore misericordioso del Padre che ci condurrà a contemplare il suo volto nella gloria senza fine“.
Il motto: “ARCHITRAVE DELLA CHIESA È LA MISERICORDIA” (Misericordiae Vultus, 10)
Le parole scelte dall’Arcivescovo Palmieri per il suo motto episcopale sono tratte dal capoverso 10 della Misericordiae Vultus, la bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia promulgato da Papa Francesco il giorno 11 aprile 2015.
Scheda di approfondimento L’araldica ecclesiastica L’araldica ecclesiastica è una specifica branca dell’araldica che si occupa degli stemmi appartenenti a persone o istituzioni del mondo ecclesiale, stemmi caratterizzati da ornamentazioni esterne sostanzialmente costanti e che esprimono un preciso codice giuridico, in grado di rendere immediatamente identificabile grado e funzione del titolare. Limitatamente all’araldica della Chiesa Cattolica, gli elementi essenziali di tale codice sono: La tiara o triregno è l’ornamento araldico ad uso esclusivo del Papa, che sormonta il relativo stemma, ed è costituita da un copricapo a forma di cupola che sorregge tre corone sovrapposte. Benedetto XVI e Francesco hanno sostituito la tiara con una mitra caricata di tre fasce d’oro che richiamano le originarie tre corone. Il galero, ovvero il cappello ecclesiastico è un cappello da pellegrino con la tesa molto lunga e due cordoni laterali che terminano con una serie di fiocchi o più propriamente nappe. Posto sulla sommità ornamento dello scudo il galero consente l’immediato riconoscimento del grado del titolare dello stemma grazie al colore e al numero delle nappe o fiocchi. Il colore del galero (di norma il medesimo delle nappe) indica: > rosso per i cardinali; > verde per gli arcivescovi, i vescovi e i patriarchi; > paonazzo per i monsignori; > nero per i presbiteri. Il numero di nappe per lato indica: > 15 nappe rosse per i cardinali; > 15 nappe verdi per patriarchi e primati; > 10 nappe verdi arcivescovi; > 6 nappe verdi vescovi e abati mitrati; > 6 nappe paonazze cappellano di Sua Santità; > 6 nappe nere vicario generale, vicario episcopale, abate; > 3 nappe parroco; > 1 nappa presbitero. Le Chiavi sono raffigurate incrociate, una d’oro a destra e un’altra d’argento a sinistra, con le impugnature rivolte verso il basso. Si pongono dietro o sopra lo scudo papale. La croce posta in palo dietro lo scudo, può essere: > semplice cioè ad una traversa per i vescovi > doppia cioè a due traverse per i cardinali, i patriarchi e gli arcivescovi. ![]() Impostazione classica di un stemma papale ![]() Impostazione classica di uno stemma cardinalizio di un arcivescovo ![]() Impostazione classica di uno stemma arcivescovile ![]() Impostazione classica di uno stemma vescovile ![]() Impostazione classica di uno stemma di un vicario episcopale ![]() Impostazione classica di uno stemma di un parroco ![]() Impostazione classica di uno stemma di un sacerdote Accanto a questi elementi principali ve ne sono altri di uso più limitato, come pure vi sono ulteriori configurazioni specificatamente riservate a cariche meno note, e non mancano un certo numero di eccezioni e deroghe concesse a titolari di cariche legate ad istituzioni specifiche. I disegni di questa scheda sono stati realizzati da Teresa Morettoni e Davide Bolis (per il solo stemma vescovile). . |
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