Una nuova bandiera per Cremona

Da martedì scorso sono esposti nella Sala della Consulta di Palazzo Comunale di Cremona gli elaborati pervenuti nell’ambito del concorso di idee “La bandiera della Città di Cremona”. L’apposita commissione, incaricata di valutarli, ha infatti concluso il proprio lavoro e, come stabilito dal bando di concorso, i lavori presentati sono stati esposti e sono visibili da lunedì al sabato, dalle 9 alle 18.

Si tratta del coronamento di un percorso avviato dal Consiglio Comunale, nella seduta del 6 giugno 2022, quando fu approvata una mozione finalizzata “ad avviare il processo di inserimento nel regolamento comunale dei necessari articoli relativi all’istituzione di una bandiera cittadina, che rispecchi le evidenze e le testimonianze storiche relative alla città”.

La Presidenza del Consiglio Comunale bandì un concorso di idee, aperto alla cittadinanza e alle istituzioni scolastiche, finalizzato all’ideazione di un progetto grafico e alla realizzazione di un elaborato a colori rappresentativo della bandiera cittadina. Così, entro il termine stabilito, pervennero al Comune dieci diverse proposte.

Il bando prevedeva che la valutazione degli elaborati fosse effettuata da un’apposita commissione che, costituita a cura del Segretario Generale del Comune Gabriella Di Girolamo, ha avuto come componenti Valeria Leoni, direttrice dell’Archivio di Stato di Cremona, Giorgio Frassi, titolare della cattedra di Tecniche dell’Incisione-Grafica d’Arte alla Scuola di Grafica dell’Accademia di Belle Arti di Brera, e Mariano Venturini, responsabile del Servizio Segreteria Generale del Comune.

La commissione, espletate le formalità di rito, ha dunque preso in esame gli elaborati presentati, alla luce dei criteri e parametri individuati dal bando, in termini di creatività e originalità; coerenza con le finalità di cui al bando di concorso; immediatezza e forza comunicativa; valenza estetica ed espressiva,

Come evidenziato dalla commissione, la disamina generale sui progetti proposti ha messo in luce “qualità trasversali di immediatezza, originalità ed espressività, scontando però un mancato richiamo alle testimonianze storiche citate nel bando di concorso”.

Dopo ulteriori approfondimenti, la commissione ha comunque ritenuto di attribuire particolare menzione alla proposta presentata da Federico Rastelli, la cui relazione descrittiva si distingue per “l’approccio ragionato e la selezione delle fonti storiche e delle note di contesto” specificando come vada in ogni caso verificata la compatibilità di taluni elementi con le regole e i canoni dell’araldica ufficiale, a cui l’amministrazione si deve orientare per presentare la richiesta ufficiale alle competenti sedi istituzionali.

Sarà fasciata di argento e di rosso come il braccio di Giovanni Baldesio. La proposta di bandiera della città di Cremona scelta dalla commissione esaminatrice incarna la storia della nostra comunità. L’ha disegnata un ragazzo cremonese che ricorderà con orgoglio questo momento. La nostra bandiera, quando verrà approvata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sventolerà sulla facciata di Palazzo comunale e di ogni altro edificio comunale a ricordare con orgoglio le nostre radici”, ha dichiarato Paolo Carletti, presidente del Consiglio Comunale, illustrando l’esito finale dei lavori.


Scheda di approfondimento
L’araldica civica italiana

Stemma vuoto di comune

L’araldica è la scienza che studia gli stemmi, questi però sono raggruppabili in tre macro categorie, ovvero gli stemmi di persona e famiglia, gli stemmi ecclesiastici, e gli stemmi di enti.

Quest’ultima categoria comprende in particolare gli enti territoriali, quali i comuni, le province, le regioni, e gli studi araldici ad essa dedicati, sono comunemente indicati come studi sull’araldica civica.

Oggi in Italia solo questa categoria dell’araldica (o meglio gran parte di essa) è disciplinata e tutelata dallo Stato, e la normativa di riferimento è il Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2011, n.25 – Suppl. Ordinario n.26.

Tale Decreto all’articolo 2 precisa che: sono destinatari delle disposizioni di cui al presente decreto: le regioni, le province, le città metropolitane, i comuni, le comunità montane, le comunità isolane, i consorzi, le unioni di comuni, gli enti con personalità giuridica, le banche, le fondazioni, le università, le società, le associazioni, le Forze armate ed i Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato.

L’articolo 5 invece precisa le caratteristiche tecniche degli emblemi civici:

1) Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi è quello sannitico moderno …

2) Le province, i comuni insigniti del titolo di città ed
i comuni dovranno collocare sopra lo stemma la corona a
ciascuno spettante, come di seguito descritta:
a) provincia: cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro e
uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati
e ricadenti all’infuori:

Corona di Provincia
b) comune insignito del titolo di città: corona turrita,
formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero:

Corona di città
c) comune: corona formata da un cerchio aperto da
quattro pusterle (tre visibili), con due cordonate a muro
sui margini, sostenente una cinta, aperta da sedici porte
(nove visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a
coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero:

Corona Comune

3) Gli enti di cui all’articolo 2, diversi da provincia, comune insignito del titolo di città e comune, possono fregiare il proprio stemma con corone speciali di cui è studiata di volta in volta la realizzazione a cura dell’ Ufficio onorificenze e araldica.

4) Il gonfalone consiste in un drappo rettangolare di cm. 90 per cm. 180, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma. Il drappo è sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma, e sul gambo il nome dell’ente. Il gonfalone ornato e frangiato è caricato, nel centro, dello stemma dell’ente, sormontato dall’iscrizione centrata (convessa verso l’alto) dell’ente medesimo. La cravatta frangiata deve consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali. Le parti metalliche del gonfalone devono essere: argentate per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città. Analogamente i ricami, i cordoni, l’iscrizione e le
bullette a spirale devono essere d’argento per gli stemmi del comune, d’oro per gli stemmi della provincia e del comune insignito del titolo di città.

Gonfalone comunale

Il precedente articolo 4, fornisce inoltre delle indicazioni in merito ai motti: I motti devono essere scritti su liste bifide e svolazzanti dello stesso colore del campo dello scudo, con lettere maiuscole romane, collocate sotto la punta dello scudo.

Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali.

Da annotare infine che il comma 1 dell’art. 4 del già richiamato DPCM del 28/01/2011 precisa che “Gli stemmi ed i gonfaloni storici delle province e dei comuni non possono essere modificati”.

I disegni accompagnatori della presente scheda sono desunti dal testo del DPCM del 28/01/2011.

Testo integrale del Decreto del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011
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Redazione

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