In breve

Nonostante i propri sforzi, purtroppo non sempre la redazione del Notiziario Araldico viene a conoscenza per tempo di tutte le iniziative afferenti le discipline oggetto dell’interesse di questa testata giornalistica; tal volta si apprende di un dato evento quando questi si è già concluso, tal altra le forze redazionali a disposizione non riescono a coprire tutte le notizie di cui si è a conoscenza, in altri casi poi ci si può trovare d’innanzi ad iniziative la cui portata risulta assai limitata, o di cui non si riescono a reperire sufficienti informazioni per imbastire un pur succinto articolo, o si possono reperire in rete documenti o informazioni non inquadrabili nel tempo.

Sono dunque molte le variabili (non tutte sopra elencate) per cui può capitare che eventi, iniziative, informazioni, attinenti il mondo delle scienze documentarie possono non aver trovato posto su Notiziario Araldico, a tutte queste da oggi la redazione ha deciso di dedicare uno spazio specifico, un “contenitore” in cui raccoglierle per presentarle ai propri lettori, anche quando tardive, incomplete, apparentemente marginali.

Un’iniziativa sperimentale, che potrà svilupparsi nel tempo, ma anche interrompersi dopo breve vita; un’iniziativa senza un progetto predefinito, per meglio potersi plasmare sulle reali esigenze di questo tipo di informazione, sostanzialmente inedita per questo giornale.

BREVI ANTECEDENTI IL 2022

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Dario Blengio e l’Ordine Rinnovato del Tempio

Il periodico digitale “ElectoMagazine”, in una data non indicata, ha pubblicato un’ampia intervista a Dario Blengio, Gran Maestro dell’Ordine Rinnovato del Tempio, di cui così viene fornita una presentazione di una certa ampiezza: Dario Blengio e l’Ordine Rinnovato del Tempio


Scheda di approfondimento
L’Ordine del Tempio e neoteplarismo

L’Ordine del Tempio (Pauperes commilitones Christi Templique Salomonis, “Poveri soldati di Cristo e del Tempio di Salomone”), fu un ordine monastico-cavalleresco cattolico fondato attorno al 1119, la cui storia si intreccia con quella delle Crociate.

Nel 1307 il re di Francia, Filippo il Bello (1268-1314), avviò un processo contro l’Ordine che portò alla sua soppressione (ma secondo alcuni recenti studi forse solo ad una sospensione) nel 1312 da parte di papa Clemente V (1260-1314).

Dopo la soppressione, l’Ordine sopravvisse per qualche decennio fuori della Francia, ma al più tardi agli inizi del secolo XV i templari sono completamente scomparsi. La tesi di una loro prosecuzione segreta è stata denunciata da specialisti di storia medievale quali Régine Pernoud (1909-1998) come “completamente demenziale” e legata a pretese e leggende “uniformemente sciocche” (I Templari, trad. it. Effedieffe, Milano, 1993, p.11)
L’idea che i templari, ufficialmente soppressi, avessero continuato clandestinamente la loro attività fino al Settecento, si diffonde anzitutto nella massoneria francese e tedesca. (Fonte CESNUR)

Nessun gruppo templare oggi è riconosciuto dalla Chiesa Cattolica (si veda la “Precisazione della Segreteria di Stato Vaticana“), nè le loro eventuali decorazioni sono autorizzabili all’uso dal Ministero della Difesa (Elenco decorazioni ammesse dal Ministero della Difesa), o sono state sino ad ora autorizzate dal Ministero degli Esteri o riconosciute dall’ICOC (Commissione Internazionale e Permanente suglio Ordini Cavallereschi).
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Cancelli araldici

Renato Bona ha pubblicato sul sito di Radio Più, un’ampia presentazione de “Cancelli in ferro a Belluno”, di Vincenzo Caputo, uscito nel 2009 per i caratteri dell’Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, di cui ripropone anche diverse immagini. L’autore ha dedicato un intero capitolo (“Stemmi di famiglie nobili”) ad una delle espressioni più originali assunte dall’araldica, ovvero quella degli stemmi posti a decorare o personalizzare cancelli e cancellate; un lavoro che per quanto a noi noto, non ha precedenti. RadioPiù, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali

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Famiglie Nobili delle Province Napolitane

Risale almeno al 2019 l’ambizioso progetto che ha dato vita al sito Internet Famiglie Nobili delle Province Napolitane, che cerca di offrire un solido punto di riferimento a quanti si interessano al tema, ma soprattutto cerca di proporre gli alberi genealogici delle famiglie nobili del napoletano. Un lavoro in divenire, che però la pandemia parrebbe aver rallentato. Famiglie Nobili delle Province Napolitane

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Diritto dinastico sabaudo

Risalgono al 15 gennaio 2020 le “considerazioni” tutt’ora attuali di Andrea Borella, direttore dell’Annuario della Nobiltà italiana , sul diritto successorio sabaudo, pubblicate all’indomani dell’annuncio di Vittorio Emanuele circa il mutamento delle leggi dinastiche di Casa Savoia che in particolare hanno previsto l’abolizione della Legge Salica. Borella notoriamente sostiene le pretese del ramo Aosta di Casa Savoia, ma le sue argomentazioni non sono mai banalmente di parte, e così anche in questo caso il suo contributo appare d’interesse qualunque posizione si sostenga nell’ambito della disputa dinastica dei Savoia. Diritto dinastico sabaudo


Scheda di approfondimento
Disputa dinastica Casa Savoia

stemma savoia

Il ruolo di Capo di Casa Savoia, e dunque di Pretendente al Trono d’Italia, è oggi oggetto di una disputa tra i rappresentanti di due rami dello stesso casato, quello primogenito oggi rappresentato da Vittorio Emanuele di Savoia (figlio di Umberto II, ultimo re d’Italia, e padre di Emanuele Filiberto) e quello cadetto dei Savoia-Aosta, oggi rappresentato da Aimone di Savoia-Aosta.

Il matrimonio controverso
A giustificare l’apertura del contenzioso, il matrimonio contratto da Vittorio Emanuele di Savoia civilmente nel 1970 e religiosamente nel 1971, con Marina Doria.
Tale matrimonio infatti avvenne senza consenso da parte di Umberto II (in quel momento capo della Real Casa), con una donna priva di un’adeguato stato nobiliare; tali circostanze secondo le leggi dinastiche di Casa Savoia decretano l’immediata decadenza del principe contraente il matrimonio da qualsiasi titolo e diritto di successione per sé e per la sua discendenza.
Conseguentemente il titolo di Capo di Casa Savoia e Pretendente al Trono d’Italia spetterebbe ad Aimone di Savoia-Aosta.

Vittorio Emanuele contesta sotto diversi punti di vista le rivendicazioni del ramo cadetto del casato, ed in particolare sostiene che con l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana, le leggi di successione per la Casa Reale previste dal Regno d’Italia, siano decadute e non producano più effetti civili nei riguardi dell’ex Casa Reale.

La modifica delle norme successorie
Più recentemente la disputa è stata alimentata anche da un decreto di Vittorio Emanuele del 28 dicembre 2019, che come nel caso anche di altre case regnanti europee, ha sostanzialmente abrogato la legge salica, modificando le leggi successorie del casato e consentendo la successione femminile, con la motivazione di doversi adeguare “alle norme comunitarie sull’uguaglianza di genere“.

Il decreto è stato contestato dai Savoia-Aosta in quanto Vittorio Emanuele essendo decaduto dal ruolo di Capo di Casa Savoia non avrebbe avuto i titoli per poterlo emettere, non avrebbe comunque seguito le procedure necessarie, e sarebbe motivato unicamente dall’esigenza di consentire la successione alle sue nipoti (Emanuele Filiberto, figlio di Vittorio Emanuele, ha avuto due figlie femmine e nessun maschio). Infatti in assenza di tale decreto in futuro ad Emanuele Filiberto nel ruolo di Capo della Real Casa e di Pretendente al Trono d’Italia subentrerebbe comunque la discendenza maschile del ramo Savoia-Aosta.

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Gli stralci pertinenti alla disputa
, delle leggi dinastiche del casato, in materia successoria:

> Regie lettere patenti del 13 settembre 1780, emanate da Vittorio Amedeo III:
Art. 1. Non sarà lecito a Principi del Sangue contrarre matrimonio senza prima ottenere il permesso Nostro o dei reali nostri successori, e mancando alcuni di essi a questo indispensabile dovere soggiacerà a quei provvedimenti, che da Noi o da reali successori, si stimeranno adatti al caso.
Art. 2. Se nell’inadempimento di questa obbligazione si aggiungesse la qualità di matrimonio contratto con persona di condizione e stato inferiore, tanto i contraenti che i discendenti da tale matrimonio si intenderanno senz’altro decaduti dal possesso dei beni e dei diritti provenienti dalla Corona e dalla ragione di succedere nei medesimi, come pure da ogni onorificenza e prerogativa della Famiglia.
Art. 3. Quando però il riflesso di qualche singolare circostanza determinasse Noi, od i reali nostri successori, a lasciare che si contragga matrimonio disuguale, riserviamo in tale caso alla sovrana autorità di prescrivere per gli effetti di esso le condizioni, e cautele, che dovranno osservarsi.

>Regio editto del 16 luglio 1782, anch’esso emanato da Vittorio Amedeo III:
Art. 10. I maritaggi dei Principi della nostra Casa, interessando essenzialmente il decoro della Corona ed il bene dello Stato, non potranno perciò contrarsi senza la permissione Nostra, o dei Reali successori, e mancando alcuni di essi Principi a questo indispensabile dovere, soggiacerà a quei provvedimenti, che all’occorrenza dei casi, sì da Noi, che dà Reali successori verranno ordinati, anche a tenore delle Patenti Nostre del 13 settembre 1780, con riserva pure di accompagnare le permissioni con le condizioni che si giudicheranno proprie e convenienti.

>Statuto Albertino del 4 marzo 1848:
Art. 2. Lo Stato è retto da un Governo Monarchico Rappresentativo. Il Trono è ereditario secondo la legge salica.

>Codice Civile del 2 aprile 1865:
Art. 69. Per la validità dei matrimoni dei Principi e delle Principesse Reali è richiesto l’assenso del Re.
Art. 81. Il consenso degli ascendenti, qualora non sia dato personalmente davanti l’uffiziale civile, deve constare da atto autentico, il quale contenga la precisa indicazione tanto dello sposo al quale si dà il consenso, quanto dell’altro.

>Codice Civile del 16 marzo 1942:
Art. 92. Per la validità dei matrimoni dei Principi e delle Principesse Reali è richiesto l’assenso del Re Imperatore.
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Scheda biografica
Andrea Borella 

Andrea Borella editore dell'Annuario della Nobiltà Italiana

Fondatore della casa editrice S.A.G.I. e poi dell’ Annuario della Nobiltà Italiana Foundation Trust, ha curato l’anastatica del celebre Stemmario Cremosano, dal 1998 dirige la seconda serie dell’ “Annuario della Nobiltà Italiana” e dal 2003 ha dato vita ad una collana di repertori genealogici e nobiliari dedicati ai vari Paesi del Mondo.

Perito e consulente tecnico in araldica presso il Tribunale di Sondrio è specializzato in storia e in scienze etno-antropologiche, è stato docente di genealogia, araldica e araldica ecclesiastica presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, è consulente per il diritto dinastico di alcuni Governi e Case sovrane ed ex sovrane nel mondo.
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Nobili Napoletani

On line almeno dal 2021, il sito Nobili Napoletani è curato da Luigi Cavallo, Giovanni Majolo, e Paolo di Giovanni, e si propone come punto di riferimento dell’aristocrazia meridionale, offrendo un ampio panorama di informazioni sul mondo che gravita o gravitava attorno ad essa: dalle pubblicazioni in materia, agli ordini cavallereschi, da un ricco e pregevole stemmario, a pagine tematiche (rex siciliae, i Borbone – il sito appoggia le pretese del ramo spagnolo – , i sedili, le leggi). Nobili Napoletani

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Genealogia preistorica

Fra le notizie della vigilia di Natale del 2021 anche la pubblicazione su Nature (autorevolissima rivista scientifica) di uno studio realizzato da archeologi e genetisti delle università di Newcastle, Harvard, Vienna e dei Paesi Baschi, condotto su una sepoltura familiare inglese, antecedente Stonehenge, in cui sono stati rinvenuti i resti di 35 individui, di cui 27 con legami di parentela facenti capo ad un unico uomo che ebbe 4 mogli ed almeno 8 figli. Le indagini archeologiche e gli esami del DNA hanno permesso di restituire un inedito spaccato della vita sociale del tempo in cui era praticata la poligamia, vigeva il patriarcato, pare fosse già praticata l’adozione e sembra non mancassero i “tradimenti”. Un intreccio di rapporti che ha fatto definire il gruppo familiare da parte dell’agenzia ANSA una Beautiful della preistoria. Ne hanno parlato ANSA, TAG43, Tecnologia

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Templari in Manduria

A metà strada tra un articolo di giornale e uno studio scientifico, Giuseppe Pio Capogrosso, ha pubblicato sulle pagine di Manduria Oggi, un documentato contributo sulla presenza templare in Manduria. Manduria Oggi


Scheda di approfondimento
L’Ordine del Tempio e neoteplarismo

L’Ordine del Tempio (Pauperes commilitones Christi Templique Salomonis, “Poveri soldati di Cristo e del Tempio di Salomone”), fu un ordine monastico-cavalleresco cattolico fondato attorno al 1119, la cui storia si intreccia con quella delle Crociate.

Nel 1307 il re di Francia, Filippo il Bello (1268-1314), avviò un processo contro l’Ordine che portò alla sua soppressione (ma secondo alcuni recenti studi forse solo ad una sospensione) nel 1312 da parte di papa Clemente V (1260-1314).

Dopo la soppressione, l’Ordine sopravvisse per qualche decennio fuori della Francia, ma al più tardi agli inizi del secolo XV i templari sono completamente scomparsi. La tesi di una loro prosecuzione segreta è stata denunciata da specialisti di storia medievale quali Régine Pernoud (1909-1998) come “completamente demenziale” e legata a pretese e leggende “uniformemente sciocche” (I Templari, trad. it. Effedieffe, Milano, 1993, p.11)
L’idea che i templari, ufficialmente soppressi, avessero continuato clandestinamente la loro attività fino al Settecento, si diffonde anzitutto nella massoneria francese e tedesca. (Fonte CESNUR)

Nessun gruppo templare oggi è riconosciuto dalla Chiesa Cattolica (si veda la “Precisazione della Segreteria di Stato Vaticana“), nè le loro eventuali decorazioni sono autorizzabili all’uso dal Ministero della Difesa (Elenco decorazioni ammesse dal Ministero della Difesa), o sono state sino ad ora autorizzate dal Ministero degli Esteri o riconosciute dall’ICOC (Commissione Internazionale e Permanente suglio Ordini Cavallereschi).
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Investiture cavalleresche a Salerno

Tre nuove investiture cavalleresche dell’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio in Carinzia hanno avuto luogo a Salerno nel mese di dicembre del 2021. Le cerimonia è stata presieduta dal Grande Ufficiale Avvocato Antonio Spiezia, alla presenza del vescovo emerito di Salerno monsignor Gerardo Pierro , all’interno della storica chiesa di San Giorgio. Gazzetta di Salento


Scheda di approfondimento
Associazione dei Cavalieri di San Giorgio in Carinzia

croce

L’Associazione dei Cavalieri di San Giorgio in Carinzia si rifà alla storia ed alla tradizione dell’Ordine di San Giorgio, che riprendendo delle esperienze precedenti fatte risalire al 1200, fu fondato il 1 gennaio 1469 (secondo altri la notte di Natale del 1468) a Roma con il patrocinio di papa Paolo II e dell’imperatore Federico III del Sacro Romano Impero, entrando successivamente nel patrimonio dinastico dei d’Asburgo-Lorena.

Bandito dal governo nazionalsocialista l’ordine fa sostanzialmente disciolto, per rinascere come associazione nel dopoguerra, ma a seguito della rinuncia ai suoi diritti dinastici, da parte di Ottone d’Asburgo-Lorena, Capo del Casato d’Asburgo-Lorena, avvenuta nel 1961, in Italia si elesse un Gran Maestro Vicario, e successivamente, carente la carica di Gran Maestro Vicario, un gruppo di cavalieri napoletani, in data 27 novembre 1994, con atto per notaio Elio Bellecca, costituì l’Associazione dei Cavalieri di San Giorgio in Carinzia, con sede a Napoli al Corso Umberto I, n. 311, con possibilità di costruire Delegazioni sul territorio nazionale, eleggendo il Cav. di Collare Gennaro Noviello, Presidente dell’Associazione (intervista del Gr. Uff. Avvocato Antonio Spiezia, a ilCittadinoMese 22/11/2020).
Nel 2005 l’Assemblea Generale dei Soci elesse Presidente dell’Associazione, il Gr. Uff. Avvocato Antonio Spiezia, che trasferì la sede dell’Associazione a Salerno in corso Vittorio Emanuele 170/A.

L‘Associazione dei Cavalieri di San Giorgio in Carinzia prevede
sette gradi cavallereschi: Cavaliere, Cavaliere Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale, Cavaliere di Gran Croce, Cavaliere di Collare, e Cavaliere di Gran Collare di Giustizia (riservato al Gran Maestro Protettore e al Gran Maestro Vicario). Per le donne invece i gradi sono cinque: Dama, corrispondente a Cavaliere, Dama di Commenda, corrispondente a Commendatore, Dama di Gran Croce, corrispondente a Cavaliere di Gran Croce.
Vi sono inoltre le Croci di Benemerenze dell’Ordine: d’Oro, d’Argento e di Bronzo, che possono essere conferite anche persone non facenti parte dell’Ordine.

Attualmente i titoli e le decorazioni rilasciate dall’Associazione dei Cavalieri di San Giorgio in Carinzia non rientrano fra quelle il cui uso sia già stato autorizzato dal Presidente della Repubblica, e l’ente non figura nell’elenco redatto dall’ICOC.

Pagina Facebook istituzionale dell’Associazione dei Cavalieri di San Giorgio in Carinzia
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Scheda di approfondimento
Gli ordini cavallereschi in Italia

Ordini Cavallereschi

Il conferimento e l’uso di titoli e decorazioni cavalleresche in Italia è disciplinato dagli articoli 7 e 8 della legge n. 178 del 3 marzo 1951, i quali in sintesi stabiliscono che in Italia sono LIBERAMENTE UTILIZZABILI i titoli e le decorazioni:

1) degli ordini cavallereschi nazionali (Ordine Militare d’Italia, Ordine della “Stella d’Italia”, Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”, Ordine Cavalleresco “Al Merito del lavoro”, Ordine di Vittorio Veneto)
2) degli ordini cavallereschi della Santa Sede (Ordine dello Speron d’Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno e Ordine di San Silvestro Papa), e dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro
3) del Sovrano Militare Ordine di Malta

Sono invece SOGGETTE AD AUTORIZZAZIONE da parte del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro per gli affari esteri, le decorazioni ed i titoli degli “Ordini non nazionali o di Stati esteri”.
Circa l’interpretazioni di quali possano essere considerati “ordini non nazionali“, molto si è discusso, e la dottrina attuale ha portato ad identificarli negli ordini cavallereschi dinastici.
Un elenco degli Ordini non nazionali o di Stati esteri le cui decorazioni almeno in alcuni casi siano state sino ad oggi autorizzate, è stato stilato dall’Ministero dell’Interno.

Gli articoli di legge anzidetti vietano il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione, da parte di enti, associazioni o privati, e specificano che le relative sanzioni sono applicabili anche quando tali conferimenti siano avvenuti all’estero.

Doverosamente va evidenziato come vi siano anche ordini cavallereschi del tutto legittimi, le cui decorazioni però lo stato italiano non ha ancora avuto occasione di autorizzare, oppure vi siano ordini cavallereschi di cui le decorazioni in Italia non vengono autorizzate, per ragioni di opportunità politica (come l’Ordine supremo della Santissima Annunziata, o l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro). Assume dunque particolare rilevanza l’elenco degli ordini cavallereschi valutati legittimi dall’ICOC (Commissione Internazionale permanente per lo studio degli Ordini Cavallereschi – International Commission for Orders of Chivalry), istituzione internazionale privata, che ha redatto un apposito Registro.
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28 Gennaio 2023
Redazione

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