Lo stemma di Carlo V d’Asburgo

Gianfranco Rocculi è noto per i suoi studi inerenti l’araldica viscontea-sforzesca, di cui può essere il maggior esperto vivente, ma i suoi studi non si limitano a tale ambito d’indagine.

A riprova di ciò il suo ultimo lavoro, pubblicato sul numero di Nobità uscito da poche settimane, ed ora reso disponibile on line sul sito dell’autore, dedicato a due manufatti lapidei di eccezionale qualità artistica, che riproducono le insegne araldiche di Carlo V.

Nel caso specifico l’attenzione del ricercatore si concentra sullarma di Carlo V d’Asburgo nel forte spagnolo dell’Aquila e nel castello di Sant’Elmo di Napoli.

Il nuovo contributo di Rocculi agli studi araldici è aperto da un’ampia e doverosa prefazione che contestualizza storicamente la figura pubblica di Carlo V, delineandone il percorso che lo portò ad assumere il governo di un impero sconfinato, che comprendeva innumerevoli regni e territori, spesso dotati di una storia, una tradizione ed un patrimonio emblematico radicati e ben definiti.

Sono infatti proprio queste premesse che determinarono l’uso di insegne araldiche particolarmente ricche e composite, variabili nel tempo e nello spazio, in funzione dei mutamenti territoriali dei dominii da lui posseduti, ma anche del messaggio che tramite esse il sovrano voleva veicolare in contesti politici differenti.

A ciò segue la puntuale analisi delle testimonianze araldiche che l’imperatore volle collocate sue due fortilizi da lui stesso fatti erigere, ovvero i già citati forte spagnolo dell’Aquila e castello di Sant’Elmo di Napoli.

Per leggere lo studio di Gianfranco Rocculi


Gianfranco Rocculi

Gianfranco Rocculi

Nato a Roma nel 1947, formatosi e residente a Milano, è un architetto che si interessa di dimore storiche e araldica; di quest’ultima ha approfondito le conoscenze soprattutto delle sue espressioni in ambito milanese, con specifica attenzione all’emblematica viscontea-sforzesca, cui ha anche dedicato un sito Internet insignito nel 2020 del Gran Premio Scudo d’Oro.

Socio e collaboratore di diversi istituti araldici di primaria importanza come la Società Italiana di Studi Araldici (SISA, di cui è anche Segretario), Collegio Araldico, Vivant, ha pubblicato numerosi contributi sulle principali pubblicazioni scientifiche di tale ambito: Archivio Araldico Svizzero, Atti della Società Italiana di Studi Araldici, Bollettino Storico Alta Valtellina, Nobiltà, Notiziario dell’Associazione Nobiliare Regionale Veneta, Rivista del Collegio Araldico.
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Stemma Carlo V d'Asburgo
Stemma di Carlo V d’Asburgo presso il Forte spagnolo de L’Aquila, così blasonato da Rocculi nel suo studio: Gianfranco Rocculi: Partito di uno e troncato di due: nel I inquartato: nel 1° e 4° di
Castiglia (di rosso, al castello torricellato di tre pezzi d’oro, aperto e
finestrato d’azzurro); nel 2° e 3° di León (d’argento, al leone di porpora,
coronato d’oro); nel II interzato in palo: nel 1° troncato: in a) d’Aragona
(d’oro a quattro pali di rosso); in b) di Navarra (di rosso, alla catena d’oro
passata in orlo, in croce e in decusse, caricata in cuore d’uno smeraldo al
naturale); nel 2° di Gerusalemme (d’argento, alla croce potenziata d’oro,
accantonata da quattro crocette dello stesso); nel 3° d’Ungheria antica
(fasciato di otto pezzi di rosso e d’argento); nel III partito: nel 1°
d’Aragona (d’oro a quattro pali di rosso); nel 2° d’Aragona-Svevia Sicilia
(inquartato in decusse: nel 1° e 4° d’oro a quattro pali di rosso (Aragona);
nel 2° e 3° d’argento, all’aquila al volo abbassato di nero, coronata d’oro
(Svevia-Sicilia)); innestato in punta di Granada (d’argento, alla mela
granata di rosso, stelata e fogliata di verde); nel IV inquartato: nel 1° e 4°
di Castiglia (di rosso, al castello torricellato di tre pezzi d’oro, aperto e
finestrato d’azzurro); nel 2° e 3° di León (d’argento, al leone di porpora,
coronato d’oro); innestato in punta di Granada (d’argento, alla mela granata di rosso, stelata e fogliata di verde); nel V troncato: nel 1° di
Fiandra (d’oro, al leone di nero, lampassato e armato di rosso); nel 2° di
Borgogna moderna (d’azzurro, seminato di gigli d’oro; alla bordura
composta di rosso e d’argento); nel VI troncato: nel 1° di Borgogna antica
(bandato d’oro e d’azzurro; alla bordura di rosso); nel 2° di Brabante (di
nero, al leone d’oro, lampassato e armato di rosso). Sul tutto d’Austria (di
rosso, alla fascia d’argento).
17 Giugno 2021
Raffaele Coppola

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