Cerimonia per i nuovi Cavalieri del Lavoro

Si è svolta lo scorso 30 novembre, al Palazzo del Quirinale, la cerimonia di consegna delle onorificenze dell’Ordine “Al Merito del Lavoro” ai Cavalieri nominati il 2 giugno 2017.

Hanno preso la parola il Presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Antonio D’Amato, e il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.

Il Presidente della Repubblica, dopo avere consegnato le insegne ai nuovi Cavalieri del Lavoro e gli attestati ai nuovi Alfieri del Lavoro, ha pronunciato il seguente discorso:

Rivolgo un saluto molto cordiale al Presidente della Corte Costituzionale, al vice Presidente del Senato, al Vice Presidente della Camera dei Deputati, al Ministro dello Sviluppo economico, al Presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro. E un benvenuto altrettanto cordiale a tutti.

Esprimo le mie congratulazioni ai nuovi Cavalieri del Lavoro e ai giovani che, essendosi distinti negli studi, vengono premiati con l’attestato d’onore di Alfieri del Lavoro.

Si rinnova, con questo incontro, una tradizione consolidata nel nostro Paese. Il suo significato non è rivolto al passato, alla apprezzata operosità dell’impegno finora dispiegato nella vita. Il suo valore non risiede soltanto nel riconoscimento di attività svolte con grande merito e delle benemerenze acquisite.

Premiare le eccellenze vuol dire soprattutto guardare al futuro, a talenti che hanno aperto nuove strade, continuano a percorrerle e offrono maggiori opportunità all’intera comunità nazionale.

Abbiamo grande bisogno – come persone e come società – di pensare al domani. I mutamenti procedono a ritmo sempre più veloce e le innovazioni vanno promosse e guidate, con processi basati sulla capacità di visione.

In questa occasione abbiamo di fronte a noi degli esempi di affermazione in molteplici attività imprenditoriali; ed esempi di successo per gli straordinari risultati ottenuti nella scuola.

Sono convinto di interpretare il sentimento di consapevolezza dei tanti Cavalieri del Lavoro presenti – a cominciare da coloro ai quali oggi è stato consegnato il distintivo d’oro per i venticinque anni di appartenenza all’Ordine – nel dire che questa prestigiosa onorificenza comporta una responsabilità ancor più accentuata nei confronti della società e del suo sviluppo.

La nostra unità civile – che inizia appunto dalla solidarietà tra le generazioni – rappresenta una risorsa essenziale per il presente e per l’avvenire: a questa unità i giovani devono poter accedere e contribuire con la loro libertà e con il loro talento. Non dobbiamo mai smettere di chiederci cosa possiamo fare di più per aprire le porte ai giovani e sottrarli al rischio di marginalità.

Questo periodo registra una ripresa economica dai ritmi più sostenuti. In Italia e in Europa. Dobbiamo partire da qui. E’ un risultato a cui miravamo, ma – come ha detto il ministro Calenda – non possiamo sentirci appagati. Gli indicatori segnalano una crescita delle opportunità: dobbiamo fare in modo di non farcele sfuggire.

Sono migliorati i livelli occupazionali; e il mercato del lavoro – nel suo insieme – suscita ulteriori attese positive. La crescita del Pil è migliore delle previsioni.

La ripresa, tuttavia, non ha ancora ben inciso sugli squilibri creati dalla crisi, che vanno affrontati e colmati.

Sono i nostri giovani ad avere pagato in misura maggiore il prezzo della crisi. Allo storico – e sempre più intollerabile – deficit di occupazione femminile, si sovrappone una grave difficoltà all’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Non riuscire a valorizzare adeguatamente il nostro capitale umano provoca grave svantaggio per tutto il Paese.

La mobilità nello studio, nella ricerca, nel lavoro è utile ai giovani e alla società. Ma quando l’esodo dall’Italia è determinato da una costrizione, e quando il rientro è reso problematico, se non addirittura impossibile, allora si registra un danno molto pesante cui è necessario porre rimedio.

Creare lavoro è una priorità a tutti i livelli di governo. Occorre continuamente rafforzarne i presupposti e le condizioni normative, fiscali, sociali.

Allo Stato il dovere di sostenere sforzi di sviluppo e di inclusione.

Ma è anzitutto l’impresa a produrre il lavoro. E’ necessario il coraggio degli imprenditori, la loro capacità di stare sul mercato, di sostenerne la competizione, di migliorare la propria posizione. Vale a dire quello che questa mattina premiamo.

Nel tempo della quarta rivoluzione industriale, non si è certo ridotto il valore sociale dell’impresa; questo, anzi, ha assunto valenze ulteriori nelle dimensioni globali del mercato.

Lo sviluppo sostenibile è l’obiettivo a cui bisogna tendere. La sostenibilità non riguarda soltanto i necessari equilibri dell’ambiente: sostenibile è una crescita che include, che rafforza la coesione nella società, che riduce le diseguaglianze; e che allarga la rete della integrazione e della cooperazione internazionale.

Andiamo verso una società che, per diversi aspetti, sarà differente da quella che abbiamo conosciuto.

Non dobbiamo, quindi, aver paura di innovare, di misurarci con nuove sfide, di entrare in nuovi mercati, di creare nuove connessioni per mettere in rete la qualità e il talento italiani: per farlo al meglio è necessario progettare, guidare il cambiamento. Occorre scommettere sulla ricerca, favorire gli investimenti, indirizzare il lavoro nei settori di tecnologia più avanzata, con le ricadute più significative sulle filiere del nostro sistema.

Il potenziamento delle conoscenze, delle competenze, della formazione rappresenta una priorità fortemente connessa al lavoro. La scuola e la ricerca restituiscono sempre, con ampi interessi, ogni investimento compiuto. Avremo bisogno nei prossimi anni di competenze e di professionalità, alcune delle quali ancora neppure interamente definite: dobbiamo farci trovare pronti, e, nel frattempo, formare i giovani affinché acquisiscano quelle condizioni qualificate di cui vi è bisogno, soprattutto in ambito scientifico.

L’automazione e la robotica possono ridimensionare – nel medio e nel lungo periodo – l’offerta in termini di ore di lavoro, anche se può offrirci, anche nel breve, diverse opportunità, anche in campi inediti. Il compito che abbiamo davanti è quello di ripensare il legame tra lavoro e welfare per aggiornarlo alle nuove domande, non certo per demolire il modello sociale europeo, base di democrazia con il suo criterio universale di cittadinanza.

L’impresa e le altre parti sociali hanno un ruolo fondamentale nel gestire al meglio questi cambiamenti.

Le aziende sono sfidate nell’innovazione e nelle capacità di sfruttare le occasioni nuove offerte dai mercati globali. Servono doti manageriali di elevata professionalità. Talvolta è necessaria la decisione di andare oltre le dimensioni piccole o medie di impresa, altre volte è opportuno costruire alleanze, mettere insieme servizi strategici, inserirsi in filiere.

L’Italia ha le risorse per essere artefice del proprio futuro. Ma questa partita va giocata insieme, con il concorso di tutte le componenti della società. E le imprese sono attori importanti, determinanti, per il risultato della compagnia Italia.

Decisiva sarà anche la consapevolezza e la forza che l’Unione Europea metterà in campo. E’ l’Europa il soggetto che può agire efficacemente nella scala globale, e che deve esprimere l’energia per incidere sui processi sempre più veloci. E’ compito anche del nostro Paese – e responsabilità delle sue classi dirigenti – spingere l’Europa a rispondere alle aspettative dei suoi cittadini ed essere, in tal modo, fedele al suo compito storico. Lo rilevava il presidente D’Amato.

Nessuno si avvantaggerebbe di un eventuale fallimento europeo, così come, oggi, tutti paghiamo le conseguenze di incertezze, di squilibri interni, di ritardi del Continente.

Il mio augurio – e la mia convinzione – è che, dai riconoscimenti e dalle testimonianze di questo giorno, scaturisca ulteriore rafforzamento di quello spirito di intrapresa che è fonte di benessere comune più ampio.

Buon lavoro a tutti voi.

Sono certo che il vostro impegno costituirà elemento di propulsione per una crescita di qualità dell’Italia.

Erano presenti i Vice Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, Maurizio Gasparri e Simone Baldelli, il Presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, rappresentanti del parlamento, del governo e del mondo dell’imprenditoria.

In precedenza il Presidente Mattarella aveva consegnato il distintivo d’oro ai Cavalieri del Lavoro che appartengono all’Ordine da 25 anni.

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4 Dicembre 2017
Giovanni Moneta

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