Foppoli sullo stemma di Papa Francesco

Su gentile concessione dell’autore, proponiamo una riflessione di Marco Foppoli – noto araldista e artista araldico – apparsa sul suo profilo Facebook, inerente lo stemma del nuovo pontefice Papa Francesco, e soprattutto sulla sua realizzazione grafica.

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Alcune brevi osservazioni sullo stemma di Sua Santità Papa Francesco nell’evoluzione dell’araldica papale contemporanea.

Scriveva il compianto Arcivescovo e Nunzio Apostolico Mons. Bruno B. Heim, ormai leggendario ed insuperato araldista della Chiesa cattolica, che l’araldica dei papi era consacrata da secoli da una composizione immutabile: lo scudo personale del pontefice accollato alle chiavi petrine e coronato dalla tiara. Un insieme che come «insignia of papal dignity are unique; the ancient heraldic tradition of the popes, therefore, did not need the support of legislation. The Popes have acted so consistently in this regards as to render law quite superfluous (…). The classical elements of official papal achievement have been maintained since more than five centuries, during which they have never been changed» (Traduzione della redazione: Le insegne della dignità papale sono uniche, l’antica tradizione araldica dei Papi, quindi, non ha bisogno del sostegno di una legislazione specifica. I Papi hanno agito in modo così coerente in questa materia da rendere del tutto superfluo legiferare in merito (…). Gli elementi classici della realizzazione degli stemmi papali ufficiali sono stati mantenuti per più di cinque secoli, durante i quali non sono mai stati modificati).

Se nel 2005 la radicale rottura iconografica con questa tradizione nello stemma di Benedetto XVI aveva già portato all’abbandono della tiara – di cui forse non si è mai compreso sino in fondo il peso della reale convinzione di Joseph Ratzinger in proposito rispetto forse a volontà più collegiali -, sostituita da un’insolita mitria a tre strisce composta all’occasione dal Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, e all’aggiunta del palio al di sotto dello scudo, anche il più recente stemma di Papa Francesco è stato foriero di novità. Mentre la nuova mitria a strisce si è mantenuta a simbolo della dignità del Papa, è stato invece già espunto il palio e si è inserito per la prima volta nell’arme di un pontefice un motto, miserando atque eligendo, ovvero quello che Papa Bergoglio utilizzava nel suo stemma da cardinale. Non sfuggirà, inoltre, – anche questa per certi aspetti una “prima volta”-, che la presentazione ufficiale dello stemma da parte della Santa Sede avvenuta il 18 marzo 2013 dal portavoce Padre Lombardi non è stato momento definitivo, ricorrendo una sorta di “ri-presentazione” il 26 marzo seguente con un nuovo modello ufficiale – si suppone definitivo – modificato: l’iniziale stella a cinque punte mutata in una a otto raggi, l’ormai celebre fiore di nardo dall’originario incomprensibile “grappolo di palline” – da tutti scambiato per uva – ridisegnato con una qualche maggiore riconoscibilità, e il motto, inizialmente senza alcun supporto, correttamente disposto su un cartiglio.

Composizione CESA: Confronto fra prima e seconda versione dello stemma papale di Papa Francesco

La conclusione che se ne ricava è che l’araldica papale contemporanea, rotta ormai nel 2005 quella tradizione immutabile che, come indicava Mons. Heim, era talmente solida che non aveva mai necessitato di alcuna norma, ora invece appare variabile, occasionale, legata al contingente, alla visione del momento, all’idea personale che il singolo pontefice può avere sull’argomento, o, ancora e soprattutto, ai consigli, ai suggerimenti, di quanti si ritrovano a coadiuvarlo nella definizione del proprio emblema. Nello stemma di un Papa è quindi ritenuto lecito cambiare, togliere, sostituire e ci si può attendere ogni mutazione araldica possibile.

Stemma di uso ufficiale (seconda versione) di S.S. Papa Francesco

Condividendo le parole del Gadda critico d’arte « rispettoso di ogni qualità di lavoro, e ben conoscendo da vissuta esperienza quanto ogni lavoro comporti di volontà e dedizione in chi vi accudisce», è pur vero che la maggior parte degli araldisti e cultori di araldica ecclesiastica hanno inevitabilmente osservato – perchè come ricordava Chesterton «i cattolici quando entrano in chiesa si levano il cappello non la testa» – la scarsa qualità stilistica e grafico-esecutiva del modello ufficiale dello stemma di Papa Francesco (ndr: figura sopra) anch’essa una novità. Il disegno ufficiale appare scarno, non solo privo di un qualche estro artistico o “stile” consapevole, ma rigidamente delineato in una sorta di generico “clip-art style” più proprio delle impersonali immagini araldiche che affollano Wikipedia. Nella versione del disegno a mano si osserva una colorazione elementare, neppure dipinta ma delineata a pennarello e araldicamente incoerente, ove l’argento della mitria e di una chiave è affidata al pigmento realmente metallico, mentre l’oro è reso invece con un normale giallo. Di norma l’araldista per colorare i metalli sceglie o uno o l’altra delle possibilità; o utilizza entrambi i pigmenti metallici per oro e argento, oppure i due colori che li sostituiscono, bianco e giallo. Risultano di rigida linearità le chiavi, realizzate “a riga e squadra”, un ingenuo calco geometrico del modello che Mons. Heim aveva disegnato per lo stemma di Giovanni Paolo II (ndr: figura sotto). Sfugge nel disegno dello stemma una consapevole ed uniforme gestione del segno nelle sue linee compositive, più marcate nella mitria e chiavi, esilie incerte nel fiore di nardo ma inspiegabilmente del tutto inesistenti nei simboli appena accanto: stella ed emblema gesuitico infatti sono resi direttamente sul campo senza alcuna linea di contorno. Estremamente incerto infine, il lettering del motto sul cartiglio. Il risultato è quello di uno stemma privo di vigore grafico, blando, di nessuna forza evocativa, un insieme “piatto” composto come sorta di “assemblaggio” poco riuscito di elementi difformi provenienti da originali diversi – la mitria di Benedetto XVI, le chiavi di Giovanni Paolo II, lo scudo cardinalizio di Bergoglio, il nardo ricalcato da una qualche immagine – uniti senza una capace opera di armonizzazione stilistica e di una visione grafica d’insieme.

Stemma di uso ufficiale di Giovanni Paolo II

La versione digitale dell’insegna, se mantiene tutti i limiti stilistici del disegno originale, ha almeno il pregio di uniformare i vari elementi dell’insegna definendoli tutti con appropriate linee di contorno.

È ovvio che quello che si suole chiamare “il grande pubblico” non coglierà queste carenze formali, rilevabili solo da chi ha una certa conoscenza del disegno degli stemmi e dell’arte dell’araldica ecclesiastica unite ad una meditata e consapevole conoscenza della disciplina. Anche questa insegna papale avrà quindi il suo corretto utilizzo nella comunicazione istituzionale e nei consueti impieghi rappresentativi ove lo stemma di Papa Francesco è utilizzato per rappresentarlo idealmente e diventerà familiare. E questo è comunque positivo.

Stemma di uso ufficiale di Giovanni XXIII

Tuttavia noi araldisti e cultori di araldica ecclesiastica siamo consapevoli di ciò che da secoli l’arte araldica papale ha creato ornando degnamente degli stemmi pontifici la liturgia, l’arte e l’architettura sacre. E, per quanto attiene agli stemmi dei pontefici più prossimi a noi, da Giovanni XXIII (ndr: figura superiore) a Giovanni Paolo II, la mano magistrale di Mons. Heim era felicemente riuscita ad operare un vero “rinascimento araldico” con il sapiente, meditato e consapevole recupero degli stilemi araldici delle origini medioevali, – paradossalmente i più moderni – maturando uno stile certo più “semplice” e snello, utilmente contemporaneo abbandonando i ridondanti modelli araldici della “Roma barocca” meno adatti ad una comunicazione visiva attuale, ma l’opera di Heim era distinta da un tratto dinamico, vigoroso, che non sfuggiva mai nell’approssimativo o nel semplicistico.

Stemma di uso ufficiale di Benedetto XVI

Lo stemma ufficiale di Benedetto XVI disegnato nel 2005 dal Cardinale Montezemolo (ndr: figura sopra) già si era allontanato da questa via distinguendosi a nostro avviso in un’evidente staticità, piattezza cromatica ed estrema semplificazione geometrica di forme e figure – una gestione del segno grafico che si deve facilmente alla sua giovanile formazione di architetto, più tecnica che artistica -, ma l’arrivo a questo stemma di Papa Francesco è un capitolo inatteso dell’araldica papale di oggi. Non si cercava il “capolavoro” ma per lo stemma ufficiale di un Pontefice era lecito aspettarsi – e, fors’anche pretendere – un qualche maggior accorgimento e perizia esecutiva.

A giustificare questa scarsa perizia grafica, sembrerebbe aleggiare l’ormai già proverbiale semplicità e sobrietà del pontefice che tutto spiega; Papa Francesco anche nella sua arme araldica, non avrebbe voluto indulgere in “inutili” qualità ed estetismi? Chissà. E tuttavia con un facile motto si potrebbe osservare che l’armonia e la bellezza di uno stemma papale ben disegnato non priva nessuno di nulla essendo materialmente ben poca cosa: né oro, né argento dorato, solo un disegno ben delineato, dipinto con arte e cura con poche tempere su un foglio di carta.

In ogni caso credendo ed operando nell’aspirazione a quella bellezza, forza evocativa e comunicativa che è propria di quella che da sempre ci piace chiamare la “bella araldica”, vogliamo concludere ancora con le parole del saggio arcivescovo araldista Mons. Bruno B. Heim che per tanti anni ha onorato chi scrive della sua amicizia e guida, parole che contengono due grandi verità:
«Thanks to its brilliant colours, its power of suggestion and the rich store of symbols it has accumulated, the noble art of heraldry has been a source of deep and mysterious enchantment for many peole down the ages. Nonetheless, few are truly familiar with its rules its characteristic style and its peculiar language, because possession of this knowledge presuppones years of study and intelligent observation» (Traduzione della redazione: Grazie ai suoi colori brillanti, al suo potere di suggestione e al patrimonio simbolico che ha accumulato nel tempo, la nobile arte dell’araldica è stata una fonte di profondo e misterioso incanto per molte persone nel corso dei secoli. Tuttavia, pochi hanno veramente familiarità con le sue regole di stile, le sue caratteristica ed il suo linguaggio peculiare, perché il possesso di questa conoscenza presuppones anni di studio e di osservazione intelligente).

Marco Foppoli (AIH)

(Il presente scritto è la base di un articolo più dettagliato che verrà pubblicato prossimamente sullo stemma di Papa Francesco sugli Archives Héraldiques Suisses.)

 

Leggi anche: Il Triregno sul Corriere della Sera

 

 

15 Aprile 2013
Redazione

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